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Freccia Verde

14 giugno 2008

 

 

 

Universo
Universo DC

Nome originale
Green Arrow

Alter ego
Oliver Jonas “Ollie” Queen

Creato da

Editore
DC Comics

Apparizione
Novembre 1941

1ª app. in
More Fun Comics n. 73

Stato attuale
Attivo

Abilità

  • Formidabile arciere
  • Abilità di combattimento corpo a corpo
  • Possiede un arsenale di “frecce-gadget”

Alleati
JLA

Parenti

DC Comics

Personaggi dei fumetti e dell’animazione (uso del template)

Freccia Verde è un personaggio dei fumetti creato da Mort Weisinger e George Papp nel 1941, pubblicato dalla DC Comics.

È un supereroe soprannominato “l’arciere di smeraldo”, che agisce nella città di Star City, vestito come Robin Hood ed equipaggiato con arco e frecce speciali che elabora egli stesso, con varie funzioni, come la freccia-colla, la freccia-rete, la freccia-guantone da boxe e altri simili.

Il primo (che è anche l’attuale) Freccia Verde, Oliver Queen, durante i suoi primi venticinque anni di storia editoriale non era un eroe significativo. Ma alla fine degli anni sessanta Dennis O’Neill e Neal Adams gli diedero, dopo avergli fatto perdere le sue fortune, un ruolo da strenuo difensore della classe lavoratrice e dei meno privilegiati. Nel 1970 fu affiancato da Lanterna Verde (Hal Jordan) in una serie più adulta e socialmente matura in cui i due protagonisti si bilanciavano a vicenda; dove Green Arrow sosteneva la necessità dell’azione diretta, Green Lantern rispondeva con la necessità di cooperare con “il sistema” e le istituzioni; dove il primo era interessato ai cambiamenti sociali, il secondo era più preoccupato per i criminali da neutralizzare.

Anche nella rilettura post-Crisis ad opera di Mike Grell Freccia Verde rimane un personaggio cresciuto, abbandona le varie frecce truccate per dedicarsi ad assassini, serial-killer e terroristi. Con toni più maturi che in passato e spesso drammatici.

Nel 1995 Oliver Queen morì sulle pagine di Green Arrow n. 100-101 per essere poi rimpiazzato da suo figlio Connor Hawke; nel 2000 venne però resuscitato da Parallax e riprese il suo ruolo di Freccia Verde.

Altri media [modifica]

Nella serie televisiva Smallville compare in diversi episodi della sesta stagione (20062007), interpretato da Justin Hartley.

Collegamenti esterni [modifica]

Andy Capp

14 giugno 2008

Andy Capp è il personaggio principale di una serie di strisce a fumetti di satira a sfondo sociale, intitolata Andy Capp and Florrie (o più semplicemente Andy Capp), creata da Reg Smythe nel 1957.

Andy e Florrie [modifica]

Nasce il 5 agosto 1957 sulle pagine del Daily Mirror, quotidiano londinese. Gli editori del giornale avevano commissionato a Smythe un nuovo personaggio, un ubriacone rissoso e infedele. Quest’ uomo si chiama Andy Capp. Pensa e parla di poche cose: donne, calcio, biliardo, freccette e ovviamente la birra. È sposato con Florrie (chiamata però sempre Flo) , una donna che lavora onestamente e che sopporta un marito fannullone, che invece di cercare lavoro passa tutta la giornata a dormire sul divano e, quando è sveglio, si piazza al bancone del pub vicino a casa a bere birra. La coppia è sempre indebitata fino al collo e stenta ad arrivare a fine mese, ma la potenza comica della striscia nasconde la drammaticità della vita dei due personaggi. Dichiaratamente ispirati ai genitori di Smythe, arrivarono negli Stati Uniti soltanto nel 1963.

Dato il grande successo che gli portò la strip, Reg Smythe non portò avanti altri progetti lavorativi, ad eccezione di Buster, figlio di Andy e a lui molto simile, nei primi anni sessanta.

Altri personaggi [modifica]

  • Madre di Flo: la suocera che nessuno vorrebbe avere. Pettegola, maligna, sempre a criticare il “povero” Andy, il quale risponde alle provocazioni con altrettanta cattiveria.

Nota: Non si è mai visto il suo volto né conosciuto il suo nome.

  • Jack (o Jackie): titolare del pub del quartiere di Andy e Flo. In molte strisce, è lui ad avere l’ultima parola, commentando le vicende che avvengono nel suo locale. Spesso si tratta di un due di picche preso da Andy da una avvenente cliente.
  • Chalkie e Rube: vicini di casa dei protagonisti. È una coppia simile ad Andy e Flo. Anche se apparentemente non sembra ugualmente in crisi perenne, ma gli uomini condividono gli stessi hobby e le donne sono sempre alla staccionata a lamentarsi delle rispettive vite di coppia.
  • Percy: forse l’unico da poter considerare “nemico” di Andy, essendo l’arbitro delle sue partite di calcio (dove Andy è quasi sempre espulso) ma, anche e soprattutto, colui che riscuote le quote di affitto della casa dei Capp (sempre rigorosamente arretrate).
  • Vicario: il pastore della parrocchia di Andy. Cerca in ogni modo di portarlo sulla buona strada, tentando di farlo smettere di bere e di aggiustare la burrascosa vita di coppia dei Capp.

Nota: Se non altro è riuscito a farlo smettere di fumare: pochi anni prima della sua morte, infatti, Smythe cominciò a disegnare Andy Capp senza più la sigaretta in bocca.

Edizioni italiane [modifica]

Andy Capp è diventato noto al grande pubblico italiano in seguito alla sua pubblicazione, che continua ancora oggi, sul famoso settimanale enigmistico La Settimana Enigmistica, col nome di “Le vicende di Carlo e Alice“.

Si è poi elevato a striscia d’autore, grazie alla pubblicazione su Eureka della Editoriale Corno, a cui hanno fatto seguito raccolte in caratteristici volumi brossurati dal formato quadrato.

Archie Comics

14 giugno 2008

Archie Comics è un editore di fumetti statunitense, specializzato nelle serie destinate agli adolescenti.

La Archie ha iniziato la sua attività nel 1939 con il nome di MLJ Comics (dalle iniziali dei suoi fondatori: Maurice Coyne, Louis Silberkleit e John L. Goldwater). L’editore ha dapprima pubblicato storie di supereroi: The Shield (supereroe patriota), The Comet, The Hangman, Roy the Superboy, Steel Sterling, ecc.


Nel dicembre del 1941, nel numero 22 di Pep Comics, apparve il personaggio di Archibald Andrews (Archie), creato da Bob Montana. Questa serie ingenua e compiacente, che cercò di recuperare un po’ del successo dei film della serie Andy Hardy (con Mickey Rooney, narra le avventure di un gruppo di adolescenti del Massachusetts. Divenuta molto popolare, la serie genererà degli spin-off, soprattutto ad opera di Dan DeCarlo, quali Sabrina the Teenage Witch, Josie and the Pussycats, Betty and Veronica o ancora Cheryl Blossom.


La serie Archie e le serie parallele sono state adattate per diversi media: sceneggiati radiofonici, serie animate (Sabrina, Vita da Strega), ma anche canzoni (con il gruppo The Archies, che canta Sugar Sugar, canzone che avrà un successo planetario).

Archie Comics ha pubblicato anche delle serie adattate da cartoni animate o da videogiochi: Sonic the Hedgehog, Tartarughe Ninja, Scooby Doo, ecc.

Collegamenti esterni


Gon

14 giugno 2008

Gon di Masashi Tanaka
di Masashi Tanakaby Domenico “Tronky” Vona

Titolo originale: “Gon”.
Provenienza: Giappone.
Pubblicazione originale: serializzato in 15 episodi di lunghezza variabile (generalmente intorno alle 32 tavole) sulla rivista Morning della Kodansha, a partire dal 1992. Poi raccolto in 4 volumetti di lusso arricchiti con l’aggiunta di 4 tavole a colori ciascuno. La serie è attualmente in corso, e prevede la pubblicazione di circa un nuovo volume all’anno. A questa produzione, prevalentemente in bianco e nero, si aggiungono storie brevi di 8 pagine interamente a colori.
Edizione italiana: la Star Comics ha finora pubblicato tutti e 4 i volumi Kodansha in un formato identico a quello originale (brossurati di 15×21 cm, 136 pp. il n.1, 144 pp. i nn.2 e 3, 160 pp. il n.4), sui nn. 1, 2, 5 e 24 della collana Storie di Kappa (datati rispettivamente settembre 1993, marzo 1994, ottobre 1994 e settembre 1996). Sei storie brevi a colori sono inoltre state raccolte nel numero 4 della collana Kappa Extra (uno spillato di 18×26 cm e 48 pagine, datato settembre 1998). In precedenza si erano visti due brevi sequenze a colori all’interno dei nn.15 e 21 del mensile antologico Kappa Magazine (settembre 1993 e marzo 1994). Si tratta tuttavia di due estratti dei primi due volumi non pubblicati nella loro sede consona ma usati come trailer pubblicitario. Supervisione generale: Kappa Boys.
Reperibilità: Discreta, in linea generale. I primi Storie di Kappa sono stati a lungo fuori catalogo, ma di recente hanno goduto della periodica ristampa (come di consueto senza darne indicazione alcuna sui volumi stessi), proprio in occasione dell’uscita del nuovo speciale a colori. Sia questo che quelli sono attualmente disponibili in quasi ogni fumetteria. I due numeri di Kappa Magazine possono invece essere reperiti solo nelle fumetterie più fornite in fatto di arretrati, e rischiano di essere più difficili da procurarsi. La Star Comics continuerà comunque a pubblicare i nuovi volumi in contemporanea col Giappone e il resto del mondo.
Prezzo: ogni volumetto (incluso quello a colori) ha un prezzo di copertina di L. 5.000. I Kappa Magazine costavano L. 4.500 (in generale sono comunque poco consigliati, poiché la presenza di Gon all’interno del numero si riduce a sole 4 pagine).

Gli episodi

La Storia

Gon, la più celebre opera di Masashi Tanaka, da tempo gode di un meritassimo successo che spazia ben oltre i confini
del Giappone, e vede salutata ogni sua nuova uscita in volume con un’edizione in contemporanea con il resto del mondo. “Ma che cos’ha di tanto speciale questo fumetto?”, vi chiederete voi.
Partiamo dal principio. Gon narra le avventure di un piccolo dinosauro, forse l’ultimo della sua razza sopravvissuto fino ai giorni nostri, che scorrazza in scenari naturali incontaminati combinando a1.jpg (18831 byte) nefandezze come solo una bestia selvatica e molto rompiballe è capace di fare.
Potete star certi che un personaggio come Gon non l’avete mai visto. Il nostro dinosauretto è infatti una vera forza della natura: è sì piccolo, ma anche estremamente feroce, prepotente ed egoista; le sue azioni sono spesso dettate dal puro e semplice istinto di sopravvivenza o dal capriccio. E a farne le spese sono gli altri animali che si ritrovano a subire le conseguenze delle azioni del cucciolo preistorico. Sì, perché Gon è pur sempre un cucciolo: un discolo pigro, ingordo e invadente, ma anche dannatamente simpatico e in fondo tanto bisognoso d’affetto, che vi strapperà più di una risata e a cui sicuramente finirete per affezionarvi.
Gon è anche un gran giramondo, e seguendolo vi ritroverete proiettati in ogni sorta di ambiente naturale che il nostro pianeta abbia da offrire: savane, foreste tropicali, deserti, distese di ghiaccio antartico e perfino il profondo oceano saranno costretti a dover subire il catastrofico passaggio del terribile dinosauro. E a tale molteplicità di ambienti non poteva certo essere da meno la grande varietà degli animali che li popolano, splendidamente rappresentati con un azzeccatissimo mix tra un segno perfetto e minuzioso e il tipico stile caricaturale nipponico.
Ma la particolarità di questo fumetto sta tutta in una qualità che al giorno d’oggi è merce rara: l’originalità. E oltre che nello stile grafico anticonvenzionale e nel soggetto folgorante, un ulteriore aspetto estremamente peculiare sarà fornito dall’assenza totale di balloons, didascalie e onomatopee: Gon è infatti privo di ogni sorta di parole o rumori. Un caotico silenzio.

Le Note

Il successo planetario di Gon (che ha generato un vastissimo merchandising fatto di peluches, modellini, magliette, cancelleria, videogiochi e un immancabile film d’animazione) si è tradotto nella creazione di un’inconsueta joint-venture tra case editrici internazionali interessate a pubblicare nel proprio paese le avventure della creatura di Masashi Tanaka. L’universalità del linguaggio di Gon ne ha diffuso il successo in tutto il mondo a una velocità sorprendente. Questi gli editori che partecipano alla partnership per il “Progetto Gon” partito ovviamente dalla giapponese casa-madre Kodansha: DC Comics (USA), Casterman S.A. (Francia e Belgio), La Cupula (Spagna), Edition Kunst der Comics (Germania), M.G. Creative Pte. (Hong Kong), Vibulkij Publishing Group (Tailandia), Elex Media Komputindo (Indonesia), Dai Won Publishing (Corea), China Times Publishing (Taiwan). Oltre alle nostrane Edizioni Star Comics.

Parlare di Gon provoca inevitabilmente una riflessione sul significato che attribuiamo al termine “fumetto”. Spesso siamo portati a identificare il fumetto come l’unione tra testo e disegni. Malgrado Gon sia però privo di parole (e non è comunque il solo esempio esistente, peraltro), sfido chiunque ad affermare che non si tratti di un fumetto. Scopriamo allora che l’anima stessa del fumetto non risiede affatto nelle parole, che anzi ci sembrano per la prima volta quasi superflue, e che la magia che ci ha sempre tanto affascinato si identifica con la sequenzialità. Ciò che proviene dalla giustapposizione delle vignette che compongono la tavola, e che ispirò al grande Will Eisner la definizione di “arte sequenziale”. L’interessantissimo saggio “Capire il fumetto – L’arte invisibile” (Understanding Comics – The Invisible Art) di Scott McCloud tratta in forma estesa ed esauriente questi argomenti.
Non credo di esagerare se affermo che Gon è dunque quanto di più vicino ci possa essere alla concezione di “fumetto” nella sua purezza più assoluta, mondato dalla presenza accessoria delle parole e in grado di mostrarci l’intera potenzialità di questo mezzo espressivo, tanto spesso considerato un’arte ibrida di serie B, o peggio una produzione rivolta esclusivamente a un pubblico infantile o dalle scarse risorse culturali.

Il Giudizio

Gon è semplicemente uno dei fumetti più geniali e innovativi degli ultimi anni.
Il primo elemento che balza all’occhio sono sicuramente i disegni. Masashi Tanaka ha sviluppato uno stile eccellente: la descrizione visiva degli scenari naturali è semplicemente mozzafiato, e lo stesso vale anche per i personaggi, disegnati con un tratto meravigliosamente preciso e realistico, così lontano dagli animali umanizzati con gli occhioni luccicanti di mamma Disney, e perfettamente integrato con la tradizione grafica umoristica giapponese (che emerge spesso, ad esempio nelle espressioni facciali), ma al contempo caratterizzato da un tratteggio vicino alla scuola occidentale, e completamente privo dei classici a1.jpg (2735 byte)retini adesivi. Quest’originale combinazione di realismo grafico e simbolismo comico viene a formare uno stile unico e originalissimo, che fa raggiungere alla veste grafica del fumetto in questione le vette dell’eccellenza.
Ma non solo qui risiede la particolarità di Gon. Un lettore occasionale che sfogli per la prima volta il fumetto, passato lo stupore iniziale per i disegni si troverà di fronte a un’altra grossa sorpresa: Gon è assolutamente privo di dialoghi ed effetti sonori. Un susseguirsi di vignette libere da balloons e onomatopee di ogni sorta, dove la dinamica narrazione è affidata esclusivamente all’immagine e alle sapienti inquadrature.
Una scelta indubbiamente quasi inedita, che va a scontrarsi con la concezione di fumetto più diffusa. Ma d’altra parte… che dialoghi potrebbero avvenire tra dinosauri, grizzly, leoni e tartarughe?
La grandezza di Gon è proprio questa, lasciare la narrazione esclusivamente alle immagini, per mezzo di una sapiente regia della tavola, capace di alternare in maniera più cinematografica che mai sequenze mozzafiato a maestose panoramiche delle splendide ambientazioni che fanno da teatro alle incredibili gesta del nostro eroe.
L’assenza di parole viene così a creare un messaggio universale (finalmente libero dalle troppo frequenti travisamenti degli adattatori), per un fumetto realmente universale in tutti i suoi aspetti, e che ha saputo conquistare anche chi credeva che i manga fossero frutti tropicali o giù di lì.
Il messaggio penso sia chiaro: la grandezza dei capolavori prescinde dal genere di cui fanno parte, o nel quale sono stati inquadrati. Cerchiamo di uscire dal nostro guscio e scopriremo quanto ci siamo persi snobbando interi generi di fumetto, rinchiudendoci nei soliti stupidi, banali pregiudizi.

Curiosità …

Se, giocando a Tekken 3 (il grandissimo picchiaduro per Playstation), tra un frullato di calci di Howrang e un fritto di cervella di Heihachi, vi ritrovate improvvisamente come avversario un piccolo dinosauro arancione, non stupitevi… Ebbene, Gon è uno dei personaggi nascosti del gioco. Battetelo senza pietà e ve lo ritroverete tra i characters selezionabili. Davvero memorabile la tecnica speciale a base di fetidi peti… Quasi quanto la superba sequenza animata che funge da finale se completerete il gioco usando il pestifero rettile.

Naruto manga color 375 ita

14 giugno 2008

Il Post di oggi è un video fumetto del Manga più gradito a mio figlio Simone: Naruto.  La qualità dei disegni con cui è realizzato questo fumetto, mi  da l’impressione che sia un  un ottimo prodotto (anche se i miei gusti sono completamente diversi, visto anche  il gap generazionale che separa me da mio figlio…).

PRINCE VALIANT

13 giugno 2008

Prince Valiant e AletaPRINCE VALIANT, IL PRINCIPE VALENTINO

Prince Valiant (titolo italiano Il Principe Valentino) fu ideato e disegnato da uno dei più grandi autori di fumetti di tutti i tempi: Harold Foster, lo stesso che anni prima realizzò i fumetti di Tarzan. I fumetti di Prince Valiant furono pubblicati per la prima volta il 13 febbraio del 1937, all’interno del giornale americano “New York American Journal“, i suoi splendidi disegni e le storie avventurose – ambientate nel medioevo fantastico al tempo di re Artù – contribuirono al successo mondiale di questo personaggio dal quale sono stati realizzati diversi films, telefilms, cartoni animati e giochi di ruolo.Prince Valiant i battaglia I disegni realistici, con le anatomie perfette, l’accurata documentazione storica dei costumi, delle ambientazioni e degli splendidi paesaggi, posero all’attenzione della critica internazionale lo stesso mezzo espressivo del fumetto, che per la prima volta fu considerato come una forma d’arte di tutto rispetto. A dire il vero nelle vignette di Prince Valiant non compaiono i baloon (le nuvolette con i dialoghi), ma soltanto le didascalie che narrano il racconto, quasi si trattasse di un libro illustrato. La storia di Prince Valiant racconta del figlio del re Aguar, sovrano del regno di Thule, situato nell’antica Norvegia. A causa di un malvagio usurpatore, Aguar viene spodestato dal trono e Prince Valiant con il suo popolo è costretto a fuggire dal regno e a rifugiarsi presso le coste inglesi. Prince Valiant Nella prima parte delle avventure Prince Valiant è ancora un ragazzo, ma con il passare degli episodi, e dimostrando il suo coraggio nei combattimenti, lo vedremo diventare un uomo valoroso, in grado di fronteggiare eserciti di barbari e Normanni, al fine di difendere il suo popolo. Prince Valiant è un abile spadaccino, sa cavalcare molto bene ed è insuperabile nella lotta. Le avventure diventeranno ricche di fascino quando Prince Valiant si recherà a Camelot il regno di re Artù, dove stringerà amicizia oltre che con il sovrano, anche con i migliori cavalieri della tavola rotonda come Lancillotto, Gawain, Parsifal e Tristano, senza dimenticare il mitico mago Merlino. Entra a far parte dello stesso ordine dei cavalieri della tavola rotonda vincendo tornei e battaglie grazie alla “spada che canta”, una spada magica invincibile simile ad Excalibur. Valiant contribuisce anche alla sconfitta di Mordred, il malvagio cavaliere nero, fratellastro di re Artù. Prince Valiant è un cavaliere errante pertanto le sue storie sono spesso ambientate in varie parti del mondo, come in Africa, in America, in Groenlandia, nei paesi esotici dell’India e della Cina antiche, in Palestina e nel Mediterraneo, dove incontra la bellissima principessa Aleta, della quale s’ innamora e che dopo varie vicissitudini diventerà sua moglie. Nel corso delle avventure, oltre ai personaggi fantastici, come streghe, maghi e draghi, troveremo anche dei riferimenti storici attinenti al periodo nel quale si svolgono le vicende, Prince Valiant incontrerà personaggi come Attila il re degli Unni e come Giustiniano l’imperatore bizantino. Forte della sua esperienza di combattente, Prince Valiant ritornerà a Thule e riconquisterà il regno che un tempo era di suo padre, sconfiggendo il malvagio usurpatore: qui regnerà insieme alla regina Aleta e a suo figlio. Tuttavia i “cattivi” non lo sono mai fino in fondo e nelle storie, s’intravede sempre una fiammella d’umanità anche nei personaggi apparentemente più malvagi. Così pure i “buoni” , mostrano anch’essi dei difetti che li rendono più reali e vicini al lettore. Anche lo scorrere del tempo è una caratteristica che si riscontra in pochi fumetti infatti, all’inizio Prince Valiant era poco più di un bambino, mentre nelle ultime avventure lo troviamo un uomo adulto, con una famiglia al suo seguito. I fumetti di Prince Valiant sono stati pubblicati sino alla morte di Harold Foster nel 1982, ma già dal 1971 l’autore affidò i pennelli a John Cullen Murphy, suo degno allievo e sostituto, distintosi anni prima per i fumetti di Big Ben Bolt. Nel 1954 Prince Valiant divenne anche un film per la regia di James e Robert Wagner prodotto dalla Fox. Nel 1991 diviene una serie di telefilms e nel 1997 un film di produzione inglese, irlandese e tedesca. Prince Valiant ha contribuito in maniera esemplare alla diffusione in America della fantastica saga di re Artù e del mitico cavaliere errante, l’eroe medioevale coraggioso che in questo caso si chiamava Prince Valiant.

JONNY LOGAN

13 giugno 2008

 

Jonny LoganJonny Logan è un personaggio dei fumetti umoristici, nato nel 1972 dalla fantasia di Romano Garofalo e dalla matita di Leone Cimpellin.

Jonni Logan è il protagonista di una scalcagnata banda di cacciatori di taglie. Assieme al Professore, Ben Talpa, Dan Muscolo, Mago Magoz, si dà da fare più che altro per sbarcare il lunario in una gara per l’esistenza sempre abbastanza precaria. Questo schema ripetitivo è, però, il pretesto per una satira di costume che, a distanza di anni, è sempre di grande attualità. Evidentemente le cose non sono poi cambiate di tanto…
Apparso agli inizi degli anni Settanta, ebbe immediatamente grande riconoscimento di critica e di pubblico per due caratteristiche di assoluta novità nel panorama del fumetto italiano:
– L’ambientazione delle storie in Italia, in un un periodo di grande esterofilia, in cui si pensava che i fumetti “per funzionare” dovessero essere ambientati negli Usa.
– La satira di costume rivolta a un pubblico di lettori di 13, 14 anni: mai prima di Jonni Logan un fumetto rivolto agli adolescenti aveva trattato temi “difficili”, come “Colpo di stato all’italiana”, su un pericolo non tanto immaginario nell’Italia di quei tempi; “Favorevole o contrario”, sul controverso tema del divorzio; “La Mafia non esiste”, come amenamente affermavano in tv anche politici di un certo spessore; “Tartassa agente delle tasse”, su un tema attualmente piuttosto dibattuto, e potremmo continuare in queste citazioni perche Jonni Logan è stato, per certi versi, più di un fumetto: di mese in mese, di uscita in uscita, ha rappresentato uno spaccato “satirico e pungente” dell’Italia del tempo e, più in generale, un affresco dei nostri vizi e delle nostre virtù ( più gli uni che le altre…).
Jonni Logan approdò anche in tv, nella fortunata serie di RaiDue “Supergulp”.

di Romano Garofalo

IL DITO NELLA PIADA
di Graziano Frediani

Jonny LoganFino a sessanta, cinquanta, quaranta anni fa (ma il conto alla rovescia potrebbe probabilmente continuare sino a oggi), in Italia, tutto ciò che suonava “americano” sembrava avere una marcia in più. Pur di fuggire dalle piccole, deprimenti miserie quotidiane di casa nostra, ogni mezzo era buono. In questo senso, il fumetto – un’arte autenticamente popolare, “evasiva” per definizione – era insuperabile nell’offrire sogni “americani” a buon mercato. E che gli eroi messi in campo fossero nati (e vivessero) molto, molto lontano da Sperlonga o da Cavarzere lo dimostravano, in primo luogo, i loro nomi, esotici sì, ma spesso ingenuamente semplificati – trasformando, magari, Sam in Sem, Jack in Gek, Jim in Gim – per non renderli ostici ai lettori meno colti. Il più usato, il nome che suonava più “americano” di qualunque altro, ovvero John, compariva sia tale e quale (pensate a “Forza John” e “John Arizona”), sia nella variante vezzeggiativa (ed ecco allora i vari “Johnny Manila”, “Johnny Beat”, “Johnny il Capellone”, “Johnny Honda”, “Johnny Karate”, “Johnny Nero”, “Johnny Spingarda”), sinché, a sparigliare le carte in tavola, a rompere l’incantesimo, non venne lui, il Johnny senza la “acca”, il Johnny meno “americano” di tutti… “Jonny Logan”.
Nonostante le apparenze, Jonny Logan è un personaggio italiano, italianissimo, e la dimostrazione vivente che, dietro i sogni da quattro soldi, dietro le velleità da provinciali, dietro i mille, malinconici “vorrei ma non posso” da cui sono cronicamente afflitti i figli del Belpaese (inteso anche nel senso del formaggio), non è sempre tutto oro quel che luccica. Perché Jonny Logan non è il nome vero di un eroe a stelle e strisce, ma lo pseudonimo sgrammaticato di uno come noi: tale Giovanni Loganetti, un giovanotto di belle speranze, che applica con ammirevole ostinazione la vecchia arte nazionale di arrangiarsi. “In una zona non certo lussuosa, alla periferia di una grande città italiana, vive ed opera la Banda dei C. T.”, si leggeva nel breve testo che presentava ai lettori n. 1 della collana, pubblicato dall’Editrice Dardo nel luglio 1972. Jonny Logan“Chi sono i C.T.? Ma i cacciatori di taglie, perbacco! Uomini duri e spietati che braccano tenacemente i banditi per denaro”, continuava, in tono un po’ più epico, l’anonimo estensore di quel manifesto programmatico. Ma subito si correggeva, ridimensionando impietosamente l’identikit dei sullodati C. T.: “Se dobbiamo essere sinceri, i nostri poi tanto duri non sono e nemmeno molto spietati, e in quanto a denaro, non è che ne vedano molto”. Da questo punto in avanti, l’affresco si tingeva di una luce inequivocabile: “A capo della banda vi è “il Professore”, così chiamato per una certa laurea in non sappiamo che cosa, ottenuta in un luogo non ben definito, cioè a tutti sconosciuto. Punta di diamante della ganga è Jonny… inventore di invenzioni che nessuno si sognerebbe mai di inventare all’infuori di lui; danno poi lustro al gruppo, Mago Magoz, illusionista e imbroglione a tempo perso, Ben Talpa, ‘il protestatario’ (si dice che ancora sia da nascere qualcosa che gli vada giusta) ed infine Dan Muscolo, dalla intelligenza non certo tra le più pronte, ma dal cazzotto facile”. Inutile specificare che anche Ben Talpa e Dan Muscolo non sono quel che sembrano, perché i nomi con cui risultano registrati all’anagrafe sono rispettivamente Benito Talponi e Danilo Muscolotti… Nell’insieme, un quartetto di simpatici cialtroni, insomma.
Come lascia intendere quella significativa “acca” in meno, nel mondo di Jonny Logan c’è dovunque qualcosa che non quadra. I muri sono sbrecciati, le strade dissestate, le tubature gocciolanti, gli abiti rattoppati, i calzini puzzolenti, le scarpe sfondate, le ascelle sudate, le bocche sdentate, le bellezze sfiorite, le pance vuote (o troppo piene). E le legittime aspirazioni dei poveri diavoli sbattono continuamente il muso contro la coriacea corazza della moderna società dei consumi, dove l’ipocrisia, l’egoismo, la corruzione, le pastette e gli inciuci la fanno da padroni assoluti. Qui, tutto è in bilico, niente è in ordine, nessun miraggio mantiene le sue promesse. E l’unico modo per sopravvivere senza venire annientati è sfoderare l’arma del ridicolo, dell’ironia, della battuta demistificante…
Jonny LoganNell’estate del 1972, quando esordisce in edicola il primo numero di “Jonny Logan”, l’Italia è immersa sino al collo negli Anni di Piombo: gruppi eversivi rossi e neri, bombaroli pilotati dai Servizi Segreti, sequestratori più o meno anonimi, mafiosi collusi con il potere democristiano rendono l’atmosfera caotica e inquietante, offrendo però molti pretesti succosi a che voglia esercitare il suo senso critico ed esprimere la sua indignazione anche soltanto (si fa per dire) in un albo a fumetti. “Jonny Logan” vede la luce così, frutto dell’incontro fra due talenti dei comics made in Italy (un disegnatore già noto e apprezzato, rovigotto di nascita ma milanese d’adozione, Leone Cimpellin, e un promettente sceneggiatore riminese al suo battesimo del fuoco, Romano Garofalo), accomunati dall’amore per un umorismo dolce-amaro, condito da un pizzico di sana follia.
Cimpellin, che si firma Ghilbert, affila la sua matita, rendendola più corrosiva di quanto non fosse quando, sulle pagine del “Corriere dei Piccoli”, illustrava le allegre peripezie dell’incompreso soldatino Gibernetta, dell’irascibile centurione Tribunzio, del candido moschettiere Gelsomino, del giornalista pasticcione Gigi Bizz, o dei futuristici amici Gianni e Rob-8. E Garofalo elabora storie via via più vivaci, acute, demenziali, dividendosi fra Milano e la nativa, amatissima Rimini, dove torna spesso e volentieri a ricaricarsi le batterie, in mezzo a quel mare di piade, pinete e pedalò, perché, sono parole sue, “un fumetto non può estrinsecarsi dall’ambiente in cui nasce, non può tagliare il cordone ombelicale con la sua terra, con la sua gente, con le sue vicende”. E da quel mondo apparentemente piccolo, che però si rivela un osservatorio perfetto del grande mondo circostante, rielabora – in chiave satirica, sino ai limiti del paradosso – tanto episodi minimi di vita quotidiana, quanto eventi importanti sbattuti in prima pagina dai giornali.
Jonny LoganVisto con il senno di poi, come ricorda lo stesso Cimpellin nel volume a cura di Davide Barzi, pubblicato da Edizioni If nel 2002, che ricostruisce la sua lunga carriera, “spogliato dalle maschere delle ambientazioni statunitensi di altre serie, Jonny Logan andava a rompere le scatole su usi e costumi tipicamente italiani, e lo faceva senza metafore, con fendenti precisi. In un racconto, Garofalo fece addirittura rapire il Papa!”. Ma nelle vicende di questi volenterosi ma cialtroneschi Cacciatori di Taglie c’è anche molto di più, e potrete facilmente scoprirlo da soli, leggendo (o rileggendo) i primi due episodi della serie, riproposti in questo volume. Due commedie in miniatura, scritte e disegnate più di trent’anni fa (anche se non sembra) con la provocatoria intenzione di usare il fumetto sia per divertire e divertirsi, sia per puntare il dito contro malesseri e malcostumi diffusi, di fronte ai quali – lo disse, a suo tempo, il critico Carlo Brusati – Jonny Logan si erge come “un antidoto, nel senso che è un eroe antieroe. Oppone alla violenza, al crimine legalizzato, ai soprusi, agli eccessi, alla mafia, la sua furbizia latina, la sua abilità nel sapersi trarre d’impaccio con il minimo sforzo, il suo buon senso, il suo dinamismo di povero essere alle prese con gli stimoli della fame”. Un problema che tutti i Johnny (con la “acca”) precedenti non avevano, di certo, mai dovuto affrontare.

Tarzan

13 giugno 2008

https://i0.wp.com/agenda.filastrocche.it/wp-content/uploads/2008/11/tarzan.jpg

Come per tutti i personaggi di successo, anche su Tarzan vennero rhttps://i0.wp.com/weirdscifi.ratiosemper.com/tarzan/images/tarzan1.jpgealizzati una serie di fumetti di formato differente. Il primo sbocco fu quello delle strisce a fumetti giornaliere (daily strip), che esordirono nel 1929, a cui nel 1931 si affiancarono le tavole domenicali (Sunday Pages).

Questi primi fumetti sul Re delle Scimmie si avvalesero della collaborazione di cartoonist del calibro di Hal Foster, Rex Maxon, Ruben Moreiro, William Juhre, Burne Hogarth, Dan Barry, Bob Lubbers, John Celardo e Russ Manning, l’autore che più di tutti legò il suo nome al mitico personaggio di Burroughs.

Attualmente le strisce continuano, pubblicate dall’United Feature Syndacate (gli stessi che hanno, recentemente, portato in USA le strisce di Lupo Alberto), ad opera di Alex Simmons per i testi ed Eric Battle ai disegni. Le strisce possono anche essere trovate on-line su Tarhttps://i0.wp.com/www.let.rug.nl/%7Ezwart/images/tarzan/tarzan2.gifzan daily strip.

Anche nel formato più ampio del Comic Book vennero prodotte storie importanti, realizzate, tra gli altri, da grandi maestri come Joe Kubert, Frahttps://i0.wp.com/ifedizioni.it/if/components/com_virtuemart/shop_image/product/tarzan10G.jpgnc Reyes, José Garcia-Lopez e il grandissimo John Buscema, autore anche di molte delle storie a fumetti dedicate a Conan

Fu la Dell Publishing, nel 1939, a sobbarcarsi per prima l’onere e l’onore di realizzare questi albi sull'”Uomo Scimmia”. Il compito passò, quindi, nel 1962 alla K.K.Publishing, che pubblicò materiale inedito fino al 1972. Contemporaneamente (dal 1964 al 1965) anche la Charlton presentò materiale su Tarzan.

L’eroe di Burroughs passò quindi nelle mani delle major, ovvero le chttps://i0.wp.com/www.elfwood.com/fanq/k/y/kyoshikoh2/tarzan.jpgase di produzione più importanti: prima la DC Comics, dal 1972 al 1977, quindi la Marvel Comics fino al 1979. Successivamente si assicurò i diritti, fino al 1992, la Malibu Comics che pubblicò una mini serie https://i0.wp.com/www.bamkapow.com/bk_images/2008/09/03/tarzan.jpgcon una versione violenta e inedita del personaggio di Burroughs, mentre a tutt’oggi il materiale su Tarzan viene edito dalla Dark Horse.Tarzan è stato anche protagonista di incontri e scontri con altri personaggi dei fumetti e dell’immaginario in genere Con Superman in un elseworld intitolato Sons Of The Jungle scritto da Chuck Dixon e disegnato da Carlos Meglia e con Batman in Claws of the Catwoman scritto da Ron Marz e disegnato da Igor Kordey. In At the Earth’s Core, Tarzan viene catturato dall’alieno Predator in una storia edita da Dark Horse e scritta da Walter Simonson e disegnata da Lee Weeks. In una mini serie in quattro parti il figlio della giungla incontra anche Carson of Venus altro personaggio creato da Burrough.

Il gatto Felix

13 giugno 2008

Il gatto FelixGATTO FELIX

Il gatto Felix (nell’originale americano Felix the Cat) è uno dei personaggi dei cartoni animati e dei fumetti più longevi e più amati nel mondo, pensate che venne ideato nel 1919 da Otto Messmer per lo studio di Pat Sullivan, quindi molti anni prima della nascita di Mickey Mouse del 1928, anzi si ritiene che questo personaggio abbia influenzato non poco, Walt Disney per la realizzazione del celebre topo. La prima apparizione del Gatto Felix come cartone animato risale ad un piccolo corto metraggio di cinque minuti dal titolo “Feline Follies” e Una delle prime vignette del Gatto Felixi suoi primi cartoni animati contribuirono a diffondere in tutto il mondo la tecnologia dell’animazione che si affacciava proprio agli inizi del secolo di pari passo con i primi film del cinema muto. La prima striscia a fumetti comparve invece in Inghilterra, il 1° agosto del 1923 ed è stata disegnata da Otto Messmer fino al 1954. Il successo del Gatto Felix come cartone animato durò sino alla fine degli anni ’20, fino a quando altri cartoni animati ben più attrezzati tecnicamente e con nuove idee (vedi Walt Disney) iniziarono la via del successo. Dopo una lunga interruzione durata 20 anni, dovuta anche alla scomparsa di Il gatto FelixPat Sullivan, negli anni ’50 il Gatto Felix riprese la strada dei cartoni animati grazie a Joe Oriolo, un allievo di Messmer, che apportò delle modifiche grafiche per adattarlo alle esigenze della televisione per bambini, caratterizzandolo come un simpatico gatto sorridente e ottimista. In Italia il gatto Felix venne ribattezzato con il nome di Mio Mao, ma soltanto dopo parecchi anni si è voluto chiamare questo personaggio con il suo nome originale. Il gatto Felix è sicuramente uno dei personaggi più fantasiosi e imprevedibili, caratterizzato da storie sempIl Gatto Felix sciatorelici ma molto poetiche che riescono da sempre a catturare l’attenzione dei più piccoli. Infatti nel suo mondo tutto è possibile, sembra che la realtà che lo circonda possa essere manipolata a suo piacimento. E’ celebre la sequenza di vignette, dove lo troviamo combattere contro il gelido freddo invernale, al punto tale che quando fischietta qualche motivetto, si gelano perfino le note scritte sui baloon, ma sono proprio quelle note prelevate dal fumetto che gli permettono di accendere il fuoco e di riscaldarsi. In un’altra striscia lo troviamo alle prese con un neonato che piange e strilla a più non posso, ma il Gatto Felix, per risolvere il problema prende il quarto di luna e la utilizza come una culla. Il gatto Felix e i suoi amici animali della savanaIn altre circostanze è capitato che trasformasse il nastro dei capelli di una bambina in un elicottero, oppure un albero e due nuvole in una bicicletta ecc.. Nelle storie a fumetti, il Gatto Felix era sempre coinvolto in avventure divertenti, per la difesa dei suoi amici animali in ogni parte del mondo.

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Il Gatto Felix e tutti i nomi, immagini e marchi registrati sono Copyright © Pat Sullivan – Otto Messmer, e vengono qui utilizzati esclusivamente a scopi conoscitivi e divulgativi.

Comic book

13 giugno 2008


Cover art for Atomic War! #1, an American comic book from November, 1952.

Cover art for Atomic War! #1, an American comic book from November, 1952.

  • A comic book — or comic for short — is a magazine or book containing sequential art. Although the term implies otherwise, the subject matter in comic books is not necessarily humorous; in fact, it is often serious and action-oriented. Comic books are so called because some of the earliest comic books were simply collections of comic strips (most of which were humorous) that had originally been printed in newspapers. The commercial success of these collections led to work being created specifically for the comic book form, which fostered specific conventions such as splash pages.
  • Long-form comic books, generally with hardcover or trade-paper binding are sometimes said to be “graphic novels,” but the term’s definition is vague. Comic books are examples of an indigenous American art form[1][2] though prototypical examples of the form exist.
  • American comic books have become closely associated with the superhero tradition. In the United Kingdom, the term comic book is used to refer to American comic books by their readers and collectors, while the general populace would likely consider a comic book a hardcover book collecting comics stories.[3][4] The analogous term in the UK is a comic, short for comic paper or comic magazine. Australia published their first comic book before the U.S. in 1931 with kookaburra Previously Australia copied the British comic papers, they later experimented with the landscape format which almost became standard.
  • Contents

  • American comics
Main article: American comic book
  • Since the introduction of the modern comic book format in the 1934 with Famous Funnies, the United States has been the leading producer, with only the British comic and Japanese manga as close competitors in terms of quantity of titles. The majority of all comic books in the U.S. are marketed to young adult readers, though they also produce titles for young children as well as adult audiences.
  • The Golden Age is generally thought as lasting from the introduction of the character Superman in 1938 until the early 1950s. During this time, comic books enjoyed considerable popularity; the archetype of the superhero was invented and defined, and many of the most popular superheroes were created. The Platinum Age refers to any material produced prior to this. While comics as an art form could theoretically extend as far back in history as sequential cave paintings, comic books are dependent on printing, and the starting point for them in book form is generally considered to be the tabloid-sized The Funnies begun in 1929, or the smaller-sized Funnies on Parade begun in 1933. Both of these were simply reprints of newspaper strips.
  • The Silver Age of Comic Books is generally considered to date from the first successful revival of the dormant superhero form — the debut of the Patrick Auliso Flash in Showcase #4 (September-October 1956) — and last through the early 1970s, during which time Marvel Comics revolutionized the medium with such naturalistic superheroes as the Fantastic Four and Spider-Man. There is less agreement on the beginnings of the Bronze and Modern ages. Some suggest that the Bronze Age is still taking place. Starting points that have been suggested for the Bronze Age of comics are Conan #1 (October 1970), Green Lantern/Green Arrow #76 (April 1970) or Amazing Spider-Man #96 (May 1971) (the non-Comics Code issue). The start of the Modern Age (occasionally referred to as the Iron Age) has even more potential starting points, but is generally agreed to be the publication of Alan Moore‘s Watchmen by DC Comics in 1986.
  • Comics published after World War II in 1945 are sometimes referred to as being from the Atomic Age (referring to the dropping of the atomic bomb), while titles published after November 1961 are sometimes referred to as being from the Marvel Age (referring to the advent of Marvel Comics). However, these eras are referred to far less frequently than the aforementioned eras.
  • Japanese comics
  • The first comic books in Japan appeared during the eighteenth century. These were woodblock-printed booklets containing short stories, drawn from folk tales, legends, and historical accounts, told in a simple visual-verbal idiom. Known as “red books” (akahon), “black books” (kurobon), and “blue books” (aohon), these were written primarily for less literate readers. However, with the publication in 1775 of Koikawa Harumachi‘s comic book Master Flashgold’s Splendiferous Dream (Kinkin sensei eiga no yume), an adult form of comic book was born, which required greater literacy and cultural sophistication. This was known as the kibyōshi. Published in thousands (possibly tens of thousands) of copies, the kibyōshi may have been the earliest fully realized comic book for adults in world literary history. Approximately 2000 titles remain extant.
  • Modern comic books in Japan developed from a mixture of these earlier comic books and woodblock prints ukiyo-e with Western styles of drawing. They took their current form shortly after World War II. They are usually published in black and white, except for the covers, which are usually printed in four colors, although occasionally, the first few pages may also be printed in full color. The term manga means “random (or whimsical) pictures”, and first came into common usage in the late eighteenth century with the publication of such works as Santō Kyōden’s picturebook “Shiji no yukikai” (四時交加?) (1798) and Aikawa Minwa’s “Comic Sketches of a Hundred Women” (1798).
  • Development of this form occurred as a result of Japan’s attempts to modernize itself, a desire awakened by trade with the United States. Western artists were brought over to teach their students such concepts as line, form, and color, things which had not been regarded as conceptually important in ukiyo-e, as the idea behind the picture was of paramount importance. Manga at this time was referred to as Ponchi-e (Punch-picture) and, like its British counterpart Punch magazine, mainly depicted humour and political satire in short one- or four-picture format.
  • This form was further developed by Dr. Osamu Tezuka, widely acknowledged to be the father of narrative manga. Tezuka was inspired to become a comic artist upon seeing an animation warpropaganda film, titled Momotarou Uminokaihei. Tezuka introduced episodic storytelling and character development in comic format, in which each story is part of larger story arc. The only text in Tezuka’s comics was the characters’ dialogue and this further lent his comics a cinematic quality. Inspired by the work of Walt Disney, Tezuka also adopted a style of drawing facial features in which a character’s eyes, nose, and mouth are drawn in an extremely exaggerated manner. This style created immediately recognizable expressions using very few lines, and the simplicity of this style allowed Tezuka to be prolific. Tezuka’s work generated new interest in the ukiyo-e tradition, in which the image is a representation of an idea, rather than a depiction of reality.
  • Though a close equivalent to the American comic book, manga has historically held a more important place in Japanese culture than comics have in American culture. Manga is widely respected as both an art form and as a form of popular literature many manga become TV shows or shorter movies. Similar to its American counterpart, some manga has been criticized for its sexuality and violence, although in the absence of official or even industry restrictions on content, artists have been free to create manga for every age group and for every topic.
  • Manga magazines often run several series concurrently, with approximately 20 to 40 pages allocated to each series per issue. These magazines are also known as “anthologies”, or colloquially, “phone books”. They are usually printed on low-quality newsprint and range from 200 to more than 850 pages each. Manga magazines also contain one-shot comics and a variety of four-panel yonkoma (equivalent to comic strips). Manga series may continue for many years if they are successful, with stories often collected and reprinted in book-sized volumes called tankōbon, the equivalent of the American trade paperbacks. These volumes use higher-quality paper and are useful to readers who want to be brought up to date with a series, or to readers who find the cost of the weekly or monthly publications to be prohibitive. Deluxe versions are printed, as commemorative or collectible editions. Conversely, old manga titles are also reprinted using lower-quality paper and sold for 100 ¥ (approximately $1 USD) each.
  • Manga titles are primarily classified by the age and sex of their intended audience. In particular, books and magazines sold to boys (shōnen) and girls (shōjo) have distinctive cover art and are placed on different shelves in most bookstores.
  • European comics
Main article: Franco-Belgian comics
  • France and Belgium are two countries that have a long tradition in comics and comic books, where they are called BDs (an abbreviation of Bande Dessinée) in French and strips in Dutch. Belgian comic books originally written in Dutch are influenced by the Francophone “Franco-Belgian” comics, but have their own distinct style.

  • La bande dessinée is derived from the original description of the art form as drawn strips (the phrase is literally translated as the drawn strip), analogous to the sequence of images in a film strip. As in its English equivalent, the word “bande” can be applied to both film and comics. It is not insignificant that the French term contains no indication of subject matter, unlike the American terms “comics” and “funnies”, which imply an art form not to be taken seriously. The distinction of comics as le neuvième art (literally, “the ninth art”) is prevalent in French scholarship on the form, as is the concept of comics criticism and scholarship itself. Relative to the respective size of their populations, the innumerable authors in France and Belgium publish a high volume of comic books. In North America, the more serious Franco-Belgian comics are often seen as equivalent to graphic novels, but whether they are long or short, bound or in magazine format, in Europe there is no need for a more sophisticated term, as the art’s name does not itself imply something frivolous.
  • In France, most comics are published at the behest of the author, who works within a self-appointed time frame, and it is common for readers to wait six months or as long as two years between installments. Most books are first published as a hard cover book, typically with 48, 56 or 64 pages.
  • British comics

  • Originally the same size as a usual comic book in the United States, although lacking the glossy cover, the British comic has adopted a magazine size, with The Beano and The Dandy the last to adopt this size in the 1980s. Although generally referred to as a comic, it can also be referred to as a comic magazine, and has also been known historically as a comic paper. Some comics, such as Judge Dredd and other 2000 AD titles, have been published in a tabloid form known.
  • Although Ally Sloper’s Half Holiday (1884), the first comic published in Britain, was marketed at adults, publishers quickly targeted a younger market, which has led to most publications being for children and created an association in the public’s mind of comics being somewhat juvenile.
  • The content of Action, another title aimed at children and launched in the mid 1970s, became the subject of discussion in the House of Commons. Although this was on a smaller scale to such similar investigations in the United States, it also led to a moderation of content published within comics. Such moderation was never formalized to the extent of a creation of any code, and nor was it particularly lasting.
  • The UK has also established a healthy market in the reprinting and repackaging of material, notably material originated within the United States. The lack of reliable supplies of American comic books led to a variety of black and white reprints, including Marvel’s monster comics of the 1950s, Fawcett’s Captain Marvel, and other characters such as Sheena, Mandrake the Magician, and the Phantom. Several reprint companies were involved in repackaging American material for the British market, notably the importer and distributor Thorpe & Porter.
  • Marvel Comics established a UK office in 1972. DC Comics and Dark Horse Comics also opened offices in the 1990s. The repackaging of European material has been less frequent, although the Tintin and Asterix serials have been successfully translated and repackaged in soft cover books.
  • At Christmas time, publishers repackage and commission material for comic annuals, printed and bound as hardcover A4-size books. A famous example of the British comic annual is Rupert. DC Thomson also repackage The Broons and Oor Wullie strips in softcover A4-size books for the holiday season.

  • Italian comics
Main article: Italian comics
  • In Italy, comics (known in Italian as fumetti) made their debut as humorous strips at the end of the nineteenth century, and later evolved in adventure stories inspired by those coming from the US. After World War II, however, artists like Hugo Pratt and Guido Crepax exposed Italian comics to an international audience. “Author” comics contain often strong erotic contents. Best sellers remain popular comic books Diabolik or the Bonelli line, namely Tex Willer or Dylan Dog.
  • Mainstream comics are usually published on a monthly basis, in a black and white digest size format, with approximately 100 to 132 pages. Collections of classic material for the most famous characters, usually with more than 200 pages, are also common. Author comics are published in the French BD format, with an example being Pratt’s Corto Maltese.
  • Italian cartoonists are influenced greatly by comics from other countries, including France, Belgium, Spain, and Argentina. Italy is also famous for being one of the foremost producers of Walt DisneyPaperinik, known in English as Superduck, was created in Italy. comic stories outside the US. Donald Duck’s superhero alter ego,

  • Irish comics
  • The comic scene in Ireland began in the late 1990s with a few xeroxed humor titles appearing. The first professionally produced and distributed comic was MBLEH! by Bob Byrne. Byrne has remained the figurehead of Irish comics and continues to publish titles, most notably Mister Amperduke.[citation needed]

  • Other European comics
See also: Polish comics
  • Although Switzerland has made relatively few contributions to European comics, it is noteworthy that many scholars point to a Francophone Swiss, Rodolphe Töpffer, as the true father of comics. However, this assertion is still controversial, with critics noting that Töpffer’s work is not necessarily connected to the creation of the artform as it is now known in the region.

  • Modern trends in US comics

  • Underground comics
Main article: Underground comix
  • In the late 1960s and early 1970s, a surge of underground comics occurred. These comics were published and distributed independently of the established comics industry, and most titles reflected the youth counterculture and drug culture of the time. Many were notable for their uninhibited, often irreverent style; the frankness of their depictions of nudity, sex, profanity, and politics had not been seen in comics outside of their precursors, the pornographic and even more obscure “Tijuana bibles“. Underground comics were almost never sold at newsstands, but rather in such youth-oriented outlets as head shops and record stores, as well as by mail order.

  • Alternative comics
Main article: Alternative comics
  • The rise of comic book specialty stores in the late 1970s created a dedicated market for “independent” or “alternative comics“. Two of the first were the anthology series Star Reach, published by comic book writer Mike Friedrich from 1974 to 1979, and Harvey Pekar‘s American Splendor, which continued sporadic publication into the 21st century and was adapted into a film in 2005. Some independent comics continued in the tradition of underground comics, though their content was generally less explicit, and others resembled the output of mainstream publishers in format and genre but were published by smaller artist-owned companies or by single artists. A few (notably RAW) were experimental attempts to bring comics closer to the status of fine art.
  • A number of small publishers in the 1990s changed the format and distribution of their comics to more closely resemble non-comics publishing. The “minicomics” form, an extremely informal version of self-publishing, arose in the 1980s and became increasingly popular among artists in the 1990s, despite reaching an even more limited audience than the small press.

  • Graphic novels
Main article: Graphic novel
  • The term “graphic novel” was first coined by Richard Kyle in 1964, mainly as an attempt to distinguish the newly translated works from Europe which were then being published from what Kyle perceived as the more juvenile subject matter that was so common in the United States.
  • The term was popularized when Will Eisner used it on the cover of the paperback edition of his work A Contract with God, and Other Tenement Stories in 1978. This was a more thematically mature work than many had come to expect from the comics medium, and the critical and commercial success of A Contract with God helped to bring the term in common usage.
  • Warren Ellis, in his Come in Alone columns at ComicbookResources.com, suggested that the term “graphic novel” should include collected editions of serialized storylines. To differentiate these from original comic book publications, he proposed the term “original graphic novel.” These terms are still used as first suggested, although “original graphic novel” is not a popular term, particularly because so few are produced. Collected editions are more popularly known by the publishing industry term “trade paperback.”

  • Rarest comic books
  • The rarest comic books in existence include copies of the unreleased Motion Picture Funnies Weekly #1 from 1939. Eight copies, plus one without a cover, were discovered in the estate of the deceased publisher in 1974.
  • In June 1978, DC Comics cancelled several of its titles. For copyright purposes, the unpublished original art for these titles was photocopied, bound, and published as Cancelled Comics Cavalcade[6] #1-2. Only 35 copies were made.

  • See also

  • Footnotes

  • References
  • Kern, Adam L., Manga from the Floating World: Comic book Culture and the Kibyôshi of Edo Japan (Cambridge, M.A.: Harvard University Asia Center, 2006) ISBN 0-674-02266-1.
  • Inge, Thomas M., “Comics as culture”. Journal of Popular Culture 12:631, 1979

  • External links