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Gli eroi della Walt Disney


2Il 1 gennaio 1930 sui giornali americani, nella sezione dei fumetti, apparve un nuovo personaggio che era già divenuto famoso nel cinema: Mickey Mouse, il nostro Topolino. Il suo esordio infatti era avvenuto nell’ottobre 1928 quando, sullo schermo del Colony Theatre di New York, era stato proiettato in prima assoluta il cartone animato Steamboat Willie, un divertentissimo film nel quale apparivano sia Topolino che Minnie, e che si avvaleva di un azzeccatissimo commento musicale. Quel cartone animato (che era il primo dotato di colonna sonora) rappresentò il nastro di partenza per Topolino e anche per il suo creatore Walter Elias Disney (che si firmerà più brevemente Walt Disney), nato a Chicago il 5 dicembre 1901.Negli anni che precedettero l’inizio della grande guerra, Disney frequentò l’Academy of Art della capitale dell’Illinois e iniziò l’apprendistato come disegnatore pubblicitario. La prima guerra mondiale vide Walt Disney combattere sul fronte francese nei reparti della Croce Rossa, con gli stessi compiti che lo scrittore Ernest Hemingway aveva sul fronte italiano.

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Ritornato negli Stati Uniti, lavorò nella pubblicità e quindi, nel 1923, costituì con il fratello Roy il « Disney Studio » che aveva il suo teatro di posa nel capannone di un garage.

1 due fratelli svolsero un’intensa attività cinematografica che non portò ad apprezzabili risultati fino al 1928 quando Walt Disney, insieme al suo collaboratore Ub lwerks, creò un nuovo character che si richiamava, molto lontanamente, al Krazy Kat di Herriman e che, secondo le intenzioni degli autori, si sarebbe dovuto chiamare Mortimer Mouse. Fu la moglie Lian Bounds a suggerirgli di modificare il nome del topo in Mickey Mouse. L’esordio cinematografico di Topolino aprì al fratelli Disney un avvenire di successo, subito confermato con la serie delle Silly Symphonies (Sinfonie allegre), che nel 1933, con l’episodio Flowers an,d Trees, ottenne il primo dei trentun premi Oscar che Disney collezionò nella sua lunga carr5iera.

Come si è visto Topolino era entrato nel mondo dei fumetti il I’ gennaio 1930, con la storia intitolata « Le audaci imprese di Topolino nell’isola misteriosa », la cui pubblicazione proseguì, sei giorni alla settimana, fino al 29 marzo 1930. Questa prima avventura, che ebbe come protagonista assoluto lo stesso Topolino e come comprimaria la delicata Minnie Mouse, venne realizzata da Walt Disney, Ub Iwerks e dall’inchiostratore Win Smith. Topolino, sdraiato in cima ad un pagliaio, stava leggendo il volume autobiografico del trasvolatore Charles Lindbergh, sognava di diventare aviatore e costruiva nella sua fattoria con mezzi di fortuna un aeroplano con il quale si metteva a svolazzare sui campi, finendo poi per essere preso nel vortice di una bufera ed essere depositato a migliaia di miglia di distanza su un’isola misteriosa. Qui l’avventura si frazionava in una serie lunghissima di episodi giornalieri che vedevano Topolino perennemente in fuga, inseguito dai selvaggi negri o intento a pescare ‘ o a cacciare animali. Alla fine, il 29 marzo 1930, Topolino rientrava nella sua fattoria, andando ad infilarsi in un paio di mutande di lana stese ad asciugare sul prato dalla dolce Minnie.

Il 31 marzo 1930 prendeva l’avvio la seconda avventura a fumetti di Topolino intitolata « Mickey Mouse in Death Valley » (« Topolino nella valle infernale »), la prima autentica avventura a sfondo giallo, che vide più precisamente caratterizzato il personaggio di quell’intrepido eroe che finì per divenire Topolino, il churacter dei fumetti che – come ha scritto Mario Gentilini, direttore fin dal 1945 del settimanale Topofino – riunì in sé tutte le debolezze e le virtù dell’uomo americano. In questo episodio Topolino aiuta la sua dolce Minnie a entrare in possesso dell’eredità lasciatale dallo zio, combattendo così, con l’assistenza di alcuni amici (Horace Horsecollar, cioè Orazio, e Clarabelle Cow, cioè Clarabella), contro una gang di avversari capitanata da Peg-Leg Pete (il famosissimo Gambadilegno) e Sylvester Shyster (Lupo).

L’estro e l’abilità di un nuovo collaboratore di Walt Disney Qwerks nel frattempo aveva abbandonato lo studio di Disney, ma vi sarebbe ritornato nel 1935), il famoso Floyd Gottfredson, emersero nella terza storia pubblicata, sempre sui quotidiani, tra il 22 settembre e il 26 dicembre 1930: « Topolino e il bel gagà ». A quel punto, le avventure di Topolino si susseguivano in un caleidoscopio fantastico di divertimento, brivido, ritmo e nuovi personaggi. Nei primi mesi del 1931 fu la volta di Kat Nipp (il gatto Nip), poi del pugile Creamo Katnera (che nascondeva il nostro campione del mondo di pugilato Primo Camera, ma che in Italia ebbe il nome di Spaccafuoco). Nella seconda avventura del 1931 fece la sua apparizione il cane Pluto, mentre per vedere il fedelissimo, geniale, saggio, flemmatico Pippo (Dippy Dawg o Dippy the Goof all’inizio e poi semplicemente Goofy) occorrerà attendere la storia « Topolino contro Wolf, il terribile brigante del West », pubblicata a partire dal 29 gennaio 1933.

6Nel 1932, a testimonianza di un successo sempre crescente, Topolino, oltre alle strisce giornaliere sui quotidiani, ebbe anche le tavole a colori sui supplementi domenicali e, nel complesso delle due produzioni, ebbe così inizio il suo periodo d’oro, quello caratterizzato da storie rimaste ineguagliabili, quali: « Topolino giornalista », « Topolino e il mistero dell’uomo nuvola » (in questa storia vi fu l’inquietante profezia della bomba atomica), « Topolino e il gorilla spettro », « Topolino sosia di re Sorcio », « Topolino e la banda dei piombatori », « Topolino e il mistero di Macchia Nera », « Topolino all’età della pietra », tutte dovute a Floyd Gottfredson e ai suoi collaboratori tra i quali Al Levin. Fecero la loro apparizione nuovi personaggi disneyani come Mr. Gloomy (Musone – 1933), Mr. Squinch (Eli Squick – 1935), dr. Wulter (Capitan Orango – 1935), lo struzzo Oscar (1936), il professor Einmug (Enigm – 1936), Joe Piper (Giuseppe Tubi), Mr. Casey (Manetta), The Blot (Macchia Nera e Mr. O’Hara (commissario Basettoni) tutti del 1939.

Ma, nel frattempo, una nuova famiglia di personaggi aveva fatto la sua comparsa nelle storie di Topolino: era capitanata da Donald Duck, apparso per la prima volta in un cartone animato nel 1934 e l’anno dopo nei fumetti. Si trattava del famoso, inimitabile, irascibile e simpaticissimo Paperino. All’inizio, questo capostipite della grande famiglia dei paperi divenne compagno di Topolino e accanito strillone di giornali nella storia « Topolino giornalista ». Si presentava in modo molto diverso da come lo conosciamo oggi: aveva una testa molto più piccola, un lungo becco aguzzo ed era allampanato e magro. Quanto al carattere, era battagliero, ostinato, dispettoso, piantagrane. Questo primo Paperino, ideato da Walt Disney e da Ub 1werks, cambiò presto fisionomia e carattere.

Alla fine del 1936 il papero venne preso in carico da un nuovo disegnatore dello Studio Disney, Al Talìaferro. Divenne più tondo, con il becco molto più corto e due grandi occhi. Psicologicamente diventò ancora più scansafatiche e collerico. L’evoluzione del personaggio continuò nel senso di una sua sempre minore dipendenza da Topolino, cosicché già nel 1936 Taliaferro diede il via alla produzione di tavole dal titolo « Le disavventure di Paperino », che lo videro agire in modo autonomo, anche se divenne subito evidente che un personaggio così valido e così promettente aveva certamente bisogno di una o più spalle. Noi oggi lo chiamiamo Paperino, ma è curioso ricordare che in Italia, in un primo tempo, fu battezzato Paolino Paperino.I primi comprimari di Paperino arrivarono nel 1937 e fecero la loro apparizione in Italia nel settimanale Paperino, in una tavola pubblicata il 27 gennaio 1938. Paperino riceve una lettera dalla cugina Anitra:’ « Ti mando i tuoi nipotini Qui, Quo e Qua. Tienili presso di te perché il loro babbo è all’ospedale a causa di un petardo che gli è scoppiato sotto la sedia! Che vuoi! Quei tre angioletti hanno sempre voglia di giocare. Saluti da tua cugina Anitra. » Paperino ha appena finito di leggere la lettera

che qualcuno bussa alla porta. Afferra la maniglia e viene investito da una potente scarica elettrica.

« Chi è che mi ha fatto questo scherzo? » urla imbestialito Paperino, precipitandosi fuori dalla porta e facendo il giro della casa per trovare il colpevole. Quando, finite le infruttuose ricerche, rientra dalla solita porta, un gran secchio pieno d’acqua cade dall’alto e gli si infila in testa.

Davanti a lui stanno Qui, Quo e Qua (Huey, Dewey e Louie, nella versione originale).

« Ho capito! » esclama Paperino. « Siete i tre angioletti che mi manda mia cugina Anitra. » E i tre in coro rispondono: « Sì ` zio ». Da quel giorno, del padre dei tre paperini e della loro zia Anitra non si è saputo più nulla: Qui, Quo e Qua si sono installati stabilmente nella casa di

Paperino, continuando i loro scherzi, cercando di divertirsi e di studiare

il meno possibile, affidandosi ad occhi chiusi al « Manuale delle giovani

marmotte » e offrendo la loro indiscutibile saggezza allo scriteriato Paperino. Era fatale che un personaggio così indovinato (dopo pochi anni incomincerà a scalzare il predominio di Topolino) finisse per circondarsi di tanti altri esseri della sua specie.

7Ma la seconda guerra mondiale interruppe o quanto meno rallentò i progetti della « Walt Disney Productions ». Fu nel 1947 che il progetto Paperopoli riprese il suo rapidissimo iter. Tutto si decise con il passaggio di un preziosissimo collaboratore di Disney dalla sezione che provvedeva alla preparazione degli storyboards dei cartoni animati al reparto dei disegnatori di fumetti. Si trattava di Carl Barks; costui cominciò con il modificare nuovamente il carattere di Paperino, che divenne molto più accondiscendente nei confronti dei tre nipotini. Poi, uno dopo l’altro, Barks gli mise accanto uno zio, un certo Uncle Scrooge, un cugino fortunatissimo di nome Gladstone, la fidanzata Daisy Duck, un lontano parente dall’impossibile nome di Gyro Gearloose,. inventore di professione, una nonna, irriducibile campagnola, chiamata Grandma Duck. * Non è difficile riconoscere dietro a questi nomi Paperon de’ Paperoni, Gastone, Paperina, Archimede Pitagorico, Nonna Papera. Tra tutti questi personaggi, il Più famoso, quello destinato al più folgorante successo era Uncle Scrooge, ispirato al protagonista del Racconto di Natale di Charles Dickens, l’usuraio Ebenezer Scrooge. In Italia l’irascibile zio di Paperino prese il nome di Paperon de’ Paperoni (questo nome estremamente fortunato fu coniato da Mario Gentilini) e la sua prima avventura, disegnata da Barks nel 1937, apparve in Italia nel febbraio 1948 con il titolo « Il Natale di Paperino sul Monte Orso » (« Christmas on Bear Mountain »). In questa prima apparizione, come ha scritto Piero Zanotto, Paperone si presentò come una figura solitaria, ingrugnita, fastidiosa, eppure ineffabile: « Una presentazione abbastanza diversa da come l’avremmo incontrata nei racconti seguenti: Paperone, vecchio cadente nella sua veste da camera che s’appoggia stanco e ingobbito ad un bastone, non sembrava preludere alla felìnità scattante che Barks gli avrebbe dato continuandone le gesta. »

Nelle successive storie, infatti, Paperone finì per rivelare esattamente la sua vera personalità: quella di un taccagno miliardario, tutt’altro che vecchio e stanco, perennemente vestito in redingote, ghette e cilindro, Del quale l’età senile è denunciata soltanto da folte basette bianche, da un paio di occhiali a pince-nez e dal bastone che usa come una terza gamba. Scopo primario della sua esistenza è l’accumulo di immensi capitali, frutto delle sue vastissime proprietà sparse in tutto il mondo e ir.esse insieme con decenni di forsennato lavoro iniziato come cercatore d’oro nel vecchio West. Se talvolta Paperone può apparire come un moderno capitalista che impegna il suo denaro in ragionati investimenti destinati anche a9d una lontana funzione sociale, in genere il suo cliché è quello di un autentico avaraccio che ama accumulare e non spendere un centesimo né per se stesso né, tantomeno, per i suoi nipoti. L’accumulo di denaro finisce per essere fine a se stesso: il suo unico e massimo godimento sta nel riempire di denaro degli immensi magazzini e tuffarcisi dentro.

« A me piace » sono parole di Paperone « nuotare nel denaro, come un pesce baleno, scavarci delle gallerie come una talpa e gettarmelo in testa come una doccia! » Le proporzioni delle sue ricchezze sono fantastiche (per lui è stato coniato il termine di « fantastilioni » e solo con questa unità di misura monetaria si riesce a fare il computo dei suoi capitali) al punto che, sono sempre sue parole: « Se perdo un miliardo al minuto, tra seicento anni sarò rovinato! Paperone si muove in un mondo nel quale i sentimenti sono ben poca cosa davanti al denaro e si batte abilmente per una supremazia che qualcuno ha definito una « mostruosa e alienata aberrazione »’: quando dà un incarico a Paperino lo fa unicamente per ragioni di economia, deciso a non compensarlo neppure con un cent, eppure lo considera il suo unico erede! Tutte le sue facoltà sono volte a guadagnare ma soprattutto a conservare e a proteggere i suoi capitali.

1 suoi grandi nemici sono il miliardario Rockerduck, suo implacabile concorrente, le streghe Magica de Spell (Amelia) e Mad Madam Mim (Maga Magò) che cercano di rubargli il primo cent guadagnato nel West (che sembra possedere proprietà taumaturgiche) e, dulcis in fundo, i Beagle Boys, la Banda Bassotti, che ha giurato una guerra eterna contro Paperone per privarlo dei suoi capitali liquidi contenuti in un palazzo-cassaforte protetto da mille marchingegni elettronici e da alcuni solidi cannoni.

La Banda Bassotti, che ha diramazioni e filiali in tutto il mondo, non riesce mai a portare a termine la sua impresa: i suoi componenti (tutti regolarmente mascherati e contrassegnati da un numero di matricola) sono dei grandi pasticcioni e per giunta sono perseguitati da una sfortuna nera

I due maggiori filoni disneyani, quello di Topolino e quello di Paperino, hanno dimostrato entrambi una notevole validità nel tempo, anche se quello di Paperino ha finito per prevalere. Topolino, infatti, è stato il perfetto ideale eroe del New Deal; Paperino, invece, l’anti-eroe, la persona normale perseguitata dalla sfortuna, dai problemi economici di tutti i giorni, dalla società. Si porta addosso tutte le frustrazioni dell’uomo moderno e suscita una istintiva simpatia che lo ha collocato ai vertici mondiali del fumetto.

Nel filone di Topolino, dopo gli anni d’oro dal 1930 al 1940, ci sono state alcune novità molto azzeccate, Nel 1947, per esempio, i disneyani Bill Walsh e Al Levin hanno dato vita a Eega Beeva (Eta Beta), lo stranissimo esserino dal corpo filiforme, dal testone sproporzionato, venuto dal futuro. Il suo vero nome è Pittisborum Psercy Pystachi Pseter Psersimmon Plummer, quando parla premette una P a qualsiasi parola, è capace di predire il futuro e di leggere il pensiero. Nel suo gonnellino, apparentemente attillato, si nascondono attrezzi e risorse di ogni genere; dorme appollaiato in perfetta posizione orizzontale sui pomi del letto; si nutre di naftalina e alle mani e ai piedi è provvisto di un unico dito La storia che lo vide apparire a fianco di Topolino apparve in Italia nel 1948 con il titolo « Eta Beta, l’uomo del Duemila ». Ben presto a Eta Beta si unì uno strano essere (molto simile a un gatto) dal nome Flip (Pflip), capace di far dire la verità a chiunque gli capiti accanto.

Una novità interessante ha riguardato uno dei più vecchi personaggi el filone di Topolino, il buono e saggio Pippo, che già nel 1942 era divenuto protagonista di proprie storie, ma che in tempi recenti si è addirittura assunto il ruolo di super-eroe, imponendosi come,novello Superman dotato di super-poteri e accanito mangiatore di noccioline.

8Oggi gli eroi di Walt Disney continuano a trionfare in tutto il inondo e in modo particolare in Italia, dove un gruppo di sceneggiatori e di disegnatori eccellenti (vogliamo ricordare tra gli altri G. B. Carpi, G. Cavazzano, L. Gatto e R. Scarpa) diretti da Mario Gentilini, producono un notevole numero di storie che vengono pubblicate da noi (su Topolino, Albi d’Oro, Albi di Topolino e Classici Walt Disney dell’editore Mondadori) e in molti paesi stranieri.

3 commenti leave one →
  1. luana permalink
    19 novembre 2010 11:50 AM

    sono tutte belle queste illustrazioni =)

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