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Graffiti writing


  • Graffiti in Svizzera
  • Graffiti in Svizzera
  • Il Graffiti Writing, spesso erroneamente definito Graffitismo, è una manifestazione sociale, culturale e artistica diffusa in tutto il pianeta, basata sull’espressione della propria creatività tramite interventi sul tessuto urbano. Correlata ad essa sono gli atti dello scrivere il proprio nome d’arte (tag) diffondendolo come fosse un logo. Il fenomeno prende le mosse dalla pittura murale (murales – disegni su muro), e viene spesso associato ad atti di vandalismo, poiché numerosi adepti utilizzano come supporti espressivi mezzi pubblici o edifici di interesse storico e artistico.
  • Generalmente, il nocciolo di writer più vicini ad un serio lavoro di ricerca artistica considerano tali attività deprecabili, dimostrando anche nella scelta del supporto per la pittura una maggiore responsabilità e consapevolezza. Resta tuttavia una gran quantità di adolescenti, chiamati nello slang sucker, poser, scarsi, scrausi, estimatori, rimastini e quant’altro, che producono solamente trafile di tag, o al massimo throw ups (ovvero tag più elaborate eseguibili in breve tempo) al fine di promuovere il loro nome. Uno tra i più influenti writer della storia e teorico del movimento aerosol artPhase II, scriveva nel 1999 in un articolo su Aelle, rivista specializzata ora non più alle stampe, “…throw-up: spingere il proprio nome oppure vomito?“.
  • Graffiti sulla facciata di una casa di Berlino
  • Graffiti sulla facciata di una casa di Berlino
  • Nel corso degli anni molti artisti hanno comunque maturato nuove tendenze creative per cui, pur mantenendo radici nel “Graffiti Writing”, si è riusciti a sconfinare nella tipografia, nel design, nell’abbigliamento, contaminando il tipico stile degli anni ’80 con ideali più razionali e vicini alla grafica. Si parla di tendenze artistiche “Post-Graffiti” in particolare riferendosi alla Street Art, e di Graffiti DesignAvanguardie di primo Novecento, oppure gli happenings degli anni Settanta, tuttavia movimenti del genere non avevano mai raggiunto una scala globale. Il confine fra Arte e Vandalismo e tra Fascino e Illegalità contiene quindi una vasta gamma di sfumature, e ad illuminare il pubblico, spesso capace di interpretare correttamente gli stilemi ed i concetti proposti, ci hanno pensato artisti e designer ormai di fama internazionale come il tedesco Mirko Daim Reissler, l’inglese Banksy, i francesi 123 Klan, lo spagnolo La Mano, l’olandese Neck, l’italiano Eron, volutamente evitando la scena americana, totalmente diversa da quella europea.
  • Banksy

    Banksy

  • In Italia possiamo citare (seguendo criteri qualitativi, non quantitativi, e successiva evoluzione e prosecuzione nell’arte o nel design), nella vecchia scuola, Sid, Blef e la fly-girl Dafne da Genova, The Damage Kidz da Milano, Bol23 da Roma, Cento e Zero-T da Firenze, FlyCat da Udine. Nella nuova generazione annoveriamo invece Microbo e Bo103 da Milano, Peeta, Hitness, 17k & la fly-girl Menta e Kemh da Roma e Iabo da Napoli.
  • Iabo

    Iabo

  • Le due generazioni citate, sono legate a stili e modi di fare direttamente correlabili al writing degli anni ’80 e ’90. È invece ancora in corso la lotta in strada per la generazione dei “graffiti designers”, con due anni di ritardo rispetto alla scena europea. per le influenze oramai evidenti nelle tecniche pubblicitarie e nella moda. È possibile affermare che molti Artisti oramai integrati nel sistema convenzionale del Mercato dell’Arte, traggono il loro valore da esperienze precedenti spesso formalmente illegali. Non è una novità osservando i risvolti delle
  • Graffiti Writing
  • L’obiettivo di ogni writer è raggiungere una certa fama all’interno della comunità hip-hop, perciò è di fondamentale importanza una certa visibilità delle opere, sia essa ottenuta grazie ad una presenza imponente di firme sul territorio, attraverso una serie di pezzi tutti identici di semplice struttura (bombing) o attraverso una più ridotta quantità di evoluzioni calligrafiche della propria tag. Generalmente il merito sta nel dare notorietà all’autore non tanto per la sua prolificità quanto per le sue qualità stilistiche e tecniche, ed è comune trovare tra ex-writer un certo numero di designer, pubblicitari free-lance o addirittura progettisti.
  • La differenza tra atti di vandalismo e il “writing” è da ricercarsi nelle motivazioni che spingono a dipingere. L’intero fenomeno del writing arriva con tale impatto allo spettatore da non poter esser frainteso: basti pensare all’evidenza delle allusioni, spesso politiche e di protesta sociale, di una sua nuova derivazione quale può esser lo stencil-graffiti. Il senso espressivo dovrebbe comunque esser evidente a chiunque: dietro alle forme ed all’evoluzione delle lettere c’è un lungo studio, fatto di bozze preparatorie ed ispirazioni all’arte classica, come prevede il lavoro in studio di un qualsiasi artista canonico. Esiste anche una piccola quantità di apparati teorici, principalmente riassumibile nella teoria del destino delle linee, elaborata dal writer 17 nel corso di lezioni accademiche.
  • Origini del Graffiti Writing
  • Sebbene le sue origini si possono far risalire all’abitudine dei soldati alleati nel corso degli anni quaranta di disegnare lo scarabocchio Kilroy, il writing nasce a Filadelfia nei tardi anni sessanta e si sviluppa a New Yorkanni settanta fino a raggiungere una prima maturità stilistica a metà degli anni ottanta. negli
  • Nel 197275 appaiono i primi “pezzi”, rappresentanti inizialmente una semplice evoluzione delle firme, divenute più grandi, più spesse e con i primi esempi di riempimento e di contorno (outline). Ben presto, anche se un pezzo aveva bisogno di molto spray (due o più bombolette) che avrebbero permesso di fare molte tag, tutti i writer raccolsero la sfida lanciata da Super Kool 223 e cominciarono a fare pezzi. Iniziarono le prime repressioni e le campagne contro il writing. Le carrozze della metro vengono pulite e lavate, si mettono taglie sui Writer, si recintano i depositi della metro (luoghi preferiti per l’azione) e si piazzano pattuglie cinofile lungo le recinzioni. Nonostante ciò tra writer c’era una continua sfida, che portò all’evoluzione ed al miglioramento qualitativo del fenomeno, che prese ad ampliarsi. Alcuni writer inventarono nuovi stili (come loop o nuvole) o perfezionarono quelli già esistenti, aggiungendo sfondi, grazie di provenienza tipografia, personaggi di cartoni animati (puppets) e forme prese dalla segnaletica stradale o dalla logotipia. I pezzi si ingrandirono top-to-bottom wholecar, diventando più elaborati e colorati wild style.
  • Il Wild Style è lo stile più evoluto e complesso: ha come fondamento lettere (come del resto tutti i pezzi) combinate, legate, sviluppate e attaccate tra loro in modo da sembrare delle “macchie” di colore dove (per i neofiti) è difficile ritrovare le lettere di partenza.
  • Writer in azione a Bucarest.
  • Writer in azione a Bucarest.
  • Nei primi anni ottanta, anche grazie alla realizzazione di Style Wars (documentario sui graffiti della metropolitana newyorchese) e del film Wild Style, il fenomeno graffiti si diffuse su scala mondiale, trovando in Europa un fertile terreno.
  • Le città europee che meglio recepirono gli input provenienti da New York furono Amsterdaam e Parigi, a seguire presero a svilupparsi le scene in Germania, Spagna e Svezia. Una dura repressione rese invece abbastanza taciturna la scena inglese. Dagli anni ottanta ad oggi il fenomeno si è sviluppato grazie alla diffusione di riviste specializzate, video convention e ai frequenti viaggi di molti writer per le città europee e americane.
  • In Italia, le città maggiormente interessate dai graffiti sono Roma, Napoli, Milano, Pesaro, Bologna, Bari, Firenze, Torino,Salerno e Ascoli Piceno. Il fenomeno si è sviluppato in due ondate, quella tra il 1986 ed il 1995, fatta di ragazzi che arrivarono a rubare i tappini dei dosatori spray nei supermercati, poi messi fuori commercio e sostituiti da tappi ad incastro “femmina”. La seconda ondata arriva fino ad oggi, con il raggiungimento, da parte dei novizi del 1995, di una certa maturità stilistica.
  • Graffiti-Writing, Aerosol-Art e Graffiti-Logo
  • Una parete del forum di Barcellona
  • Una parete del forum di Barcellona
  • Le seguenti definizioni sono state estratte dal saggio “From Streets to Galleries” pubblicato nel 2002. Altri pareri sono tratti dalla conferenza “Il destino delle linee”, tenuta da graffiti-writer in prima persona nel 2003.
  • Tutto è partito dal “Graffiti-Writing” un fenomeno, inizialmente giovanile, caratterizzato da incessanti azioni di ragazzi e ragazze decisi a imporre i propri pseudonimi all’interno dei contesti urbani. Con il passare degli anni il Fenomeno è diventato una Cultura, creando e utilizzando un proprio codice linguistico, differenziando le opere realizzate in categorie stilistiche e dando vita ad una fitta rete di connessioni internazionali di appassionati protagonisti.
  • Sarebbe più esatto comunque associare il fenomeno del writing alla cultura Hip-Hop, che contiene numerosi altri elementi legati a forme di espressività a carattere urbano, e comunque nate in quell’ambiente, quali l’mc-ing, il dj-ing o turntablism, la breakdance.
  • turntablism

    turntablism

  • Le linee portanti della Cultura del Graffiti-Writing, che ormai vanta oltre trent’anni di evoluzione e che ha raggiunto ogni angolo del pianeta, sono state esaustivamente trattate nel database del sito graffiti.org: prima risorsa online internazionale sul tema, ad oggi importante punto di riferimento per chi pratica o si vuole avvicinare al fenomeno. È importante sottolineare che, essendo il Graffiti-Writing una Cultura, l’associarlo semplicemente alle sue produzioni è limitativo e inesatto: parleremo quindi di “Cultura Graffiti-Writing” e di “Produzioni Graffiti-Writing”.
  • L’ “Aerosol-Art” è stata una delle prime espressioni artistiche accostate al Graffiti-Writing. Si tratta dell’utilizzo della bomboletta spray con applicazioni pittoriche aerografiche simili alle produzioni aerografiche convenzionali.
  • L Aerosol-Art

    L' "Aerosol-Art

  • L’Aerosol-Art dapprima ha arricchito di significato le scritte Graffiti connotandole e rendendole appetibili al grande pubblico, e successivamente, ha trovato una propria indipendenza e dignità artistica. Molti Aerosol-Artist sono anche Graffiti-Writer ma sempre più emergono figure che fanno dell’Aerosol-Art sia un punto di partenza che di arrivo. L’Aerosol-Art si configura quindi come una tecnica pittorica aerografica spesso associata alle produzioni Graffiti-Writing e non è quindi da ritenersi una cultura.
  • Un tipico graffito dei sottopassaggi di Pisa
  • Un tipico graffito dei sottopassaggi di Pisa
  • La tendenza “Graffiti-Logo” si delinea quando alcuni Graffiti-Writers cominciano ad associare il proprio nome ad un’icona che viene riprodotta serialmente sulle superfici di contesti urbani. L’efficacia comunicativa di queste produzioni sulla popolazione estranea al fenomeno è indubbiamente maggiore rispetto ai normali loghi delle produzioni Graffiti-Writing. Questo fenomeno espressivo è stato protagonista delle prime esperienze di “Street-Art” internazionali connotando molti artisti di successo. I primi in Italia ad usare nuove tecniche espressive, come lo stencil, l’installazione, l’affissione di grandi stampe offset o gli stickers, e ad utilizzare una icona al posto del nome sono stati Bo130, 17, Microbo e 108, tra i pochi artisti italiani conosciuti in tutto il mondo.
  • Questo genere di risvolti è nato comunque dalla commistione delle forme iniziali con certe correnti europeiste, principalmente coinvolte nel design, forse anche a causa dei corsi di studii intrapresi da alcuni dei writers più influenti.
  • Tag e Crew
  • La tag è lo pseudonimo di ogni graffitista, il suo alter-ego. Ciò corrisponde all’espressione americana akacalligrafo nella definizione della sua calligrafia, con l’aggiunta di grazie o svolazzi. Attualmente si è assunta una direzione maggiormente volta alla logotipia ed alla tipografia. (Also Known As).
  • La tag viene scelta dal writer stesso, partendo da giochi di parole sulla propria identità, o semplicemente scegliendo la parola che più lo aggrada. I primi writer del Bronx usavano unire un numero al nome, come fece John 137 per primo, indicando che il suo numero civico nel quartiere fosse proprio 137. L’elaborazione della tag segue lo stesso percorso stilistico.
  • Una crew è un gruppo di amici, necessariamente legati dalla cultura hip-hop, non esclusivamente writer. Sinonimi sono il francesismo “clique”, lo slang salentino “ballotta”, l’americano “squad”, l’inglese “connection”.
  • Crew

    Crew

  • Una crew è basata prima di tutto sulla stima e sul rispetto reciproco che si instaura tra i suoi componenti, spesso amici di vecchia data. Non si è nuovi comunque a raggruppamenti fatti ad hoc, come furono i “TFP” di Case2: potevano rientrare tra i “The Fantastic Partners” solamente i migliori studenti dell’ambiente newyorchese, che dimostrassero di esser “king”, re incontrastati, in materia di writing.
  • Il nome di una crew viene scelto in base agli interessi del gruppo di amici, generalmente accordandosi sulla precisa connotazione che si vuole dare alla propria, futura, immagine.
  • Molte volte il nome di una crew è un acronimo, che può avere diversi significati, come ad esempio ARF (A Royal Foundation), HP (Horny Ponies), KD (King Destroyers o Killa Dogz). Numerosi gli esempi in Italia: PED (Paradiso & Dolce), KTM (Ki t’ha mmuort’), MDF (Malati De Ferovia, Magnamose Dù Fettuccine) oppure i già citati TDK (Tha Damage Kidz).
  • La tag corrisponde quindi in tutto ad una firma. Evoluzione della tag è il throw up, disegno stilizzato di facile esecuzione, senza riempimento, grande più o meno 1,5mt x 1,5mt, spesso ripetuto sei o sette volte di seguito sulla stessa superficie.
  • Di dimensioni maggiori il bombing, anche lungo 10 metri, colorato a tinta unita bianco e nero, o argento e nero, di facile esecuzione ripetuto uguale numerose volte su diverse superfici per instaurare una certa presenza territoriale. Ovviamente le tre sopracitate espressioni sono i livelli stilistici più bassi del fenomeno writing, spesso sovraesposti dai media, ma del tutto trascurabili dal punto di vista artistico.
  • Nella comunità è infatti emarginato abbastanza velocemente il writer che non riesce ad esprimersi in forme stilisticamente più valide, e generalmente marcato come “scarso”. Nelle generazioni successive di writers, questo genere di modalità espressive viene utilizzato da adepti provenienti da diversi movimenti, quali il punk o il metal, che hanno poco in comune con le basi della cultura di partenza, quella hip-hop, che ha come cardini il rispetto dell’operato altrui ed un’adorazione quasi divina per il “king”.
  • Un tipico graffito dei sottopassaggi di Pisa
  • Un tipico graffito dei sottopassaggi di Pisa
  • La Street Art
  • La Street Art (IT) – (EN) [1] è la definizione comunemente utilizzata per inquadrare tutte le manifestazioni artistiche compiute in spazi pubblici. A differenza del Graffiti-Writing l’artista non vuole imporre il suo nome, ma intende creare un’opera d’arte che si contestualizzi nello spazio che la circonda, crando un impatto e interagendo con un pubblico diversificato, che peraltro non ha scelto di visionare l’opera. Il concetto è facilmente riconducibile all’idea di performance nata negli anni settanta, con l’aggiunta del tentativo di proporre un’opera duratura, che non sia ufficiale né richiesta.
  • Nonostante una maggiore eterogeneità e differenze sostanziali di tecniche in gioco, la Street-Art ha maturato nel corso degli ultimi anni una connotazione Culturale propria. Le tecniche utilizzate, oltre allo spray, comprendono poster, sticker, stencil, installazioni, performance.
  • Il Post-Graffiti
  • Post-Graffiti

    Post-Graffiti

  • Trattasi di tendenze stilistiche che affondano le radici nella cultura del Graffiti-Writing e della Street-Art e che si manifestano in molteplici discipline, quali Pittura, Scultura, Grafica, Computer grafica, Design, Illustrazione, Moda, Fotografia, Architettura, Videoarte, Calligrafia. La differenza fondamentale fra Street-Art\Graffiti-Writing e tendenze Post-Graffiti si esplicita nei campi di applicazione delle produzioni dell’Artista. Lo Street-Artist o il Graffiti-Writer crea un’opera che si colloca in spazi pubblici seguendo un percorso creativo strutturato e finalizzato spesso alla notorietà, in concorrenza con artisti che vengono da esperienze comuni e si esprimono con un codice simile al loro; un Artista Post-Graffiti si cimenta invece in discipline “convenzionali”, se non nelle Arti Maggiori, confrontandosi con creativi che non hanno una formazione e impostazione apertamente legata al gusto dei Graffiti o della Street-Art. È comunque evidente come gli stilemi proposti abbiano permeato in maniera quasi subdola qualsiasi produzione rivolta ai giovani, dimostrando la forza d’impatto e la persistenza di questo genere di espressione artistica.
  • Curiosità
  • Esiste un videogioco prodotto dall’Atari per PlayStation 2, Xbox e PC sul mondo dei graffiti chiamato “Marc Eckō’s Getting Up: Contents Under Pressure“.
  • Contents Under Pressure

    Marc Eckō's Getting Up: Contents Under Pressure

  • Bibliografia
  • (EN) “IZASTIKUP:A unique collection of stickers compiled by Bo130,Microbo and The Don”
  • (EN) “Art of Rebellion: The World of Street Art”, Christian Hundertmark
  • (EN) “Concrete to Canvas: Skateboarders’ Art”, Jo Waterhouse
  • (EN) “Fadings: graffiti to design, illustration and more”, Siggi Schlee
  • (EN) “Graffiti World: Street Art from Five Continents”, Nicholas Ganz
  • (EN) “Guide to Graffiti-Research”, Bart Bosmans & Axel Thiel
  • (EN) “Social Analysis of Graffiti”, Stocker, Dutcher. Hargrove & Cook
  • (EN) “Stencil Graffiti”, Tristan Manco
  • (EN) “Stick Em Up”, Mike Dorrian
  • (EN) “Street Art: The Spray Files”, Louis Bou
  • (EN) “Street Logos (Street Graphics / Street Art S.)”, Tristan Manco
  • (EN) “Subway Art”, Marther Cooper
  • (EN) “The Art of Getting Over: Graffiti at the Millennium”, Stephen Powers
  • (EN) “The Handwriting on the Wall: Toward a Sociology and Psychology of Graffiti”, Abel, Ernest L., and Buckley, Westport, Connecticut: Greenwood Press, 1977
  • (EN) “The Graffiti Subculture: Youth, Masculinity and Identity in London and New York”, Nancy Macdonald
  • (EN) “They Call Us Vandals”, Malcolm Jacobson
  • (EN) “Writing: Urban Calligraphy and Beyond”, Markus Mai
  • Altri progetti
  • Collabora a Commons Wikimedia Commons contiene file multimediali su Graffiti writing
  • Collegamenti esterni
  • UrbanMurales
  • Graffiti.org
  • Graffiti in Italia
  • Graffiti Writing
  • I.S.A. Associazione Italiana Street Art – Riferimento istituzionale
One Comment leave one →
  1. francesco permalink
    23 Maggio 2010 7:27 PM

    e molto bll e vorrei imparare a tutti gli costi

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